Regione Lazio: parola al PRC

Riprendiamo il discorso sulla vicenda della Regione Lazio pubblicando un’intervista del nostro consigliere regionale Ivano Peduzzi.

Innanzitutto facciamo chiarezza su un punto. Più di qualche testata giornalistica fa ricostruzioni un po’ fantasiose su chi ha effettivamente votato l’aumento delle risorse ai gruppi del Consiglio regionale del Lazio. Sembra che gli eroi di giornata siano solo i Radicali.

Quella delibera è passata nell’ufficio di presidenza perché è lì che sono arrivati i fondi decisi nel bilancio regione lazio rifondazione comunistaregionale che la Giunta regionale ha fatto approvare dalla sua maggioranza. La Federazione della Sinistra non è presente nell’Ufficio di presidenza. E su quel bilancio non solo abbiamo votato contro ma abbiamo esplicitato ragioni di contrapposizione proprio sul rigetto da parte della maggioranza degli emendamenti. Trovo scorretto e mistificatorio il fatto che il gruppo dei Radicali dichiari che sono stati gli unici ad opporsi e a non votare le decisioni dell’ufficio di presidenza perché sanno benissimo quanto e come la Federazione della sinistra abbia lavorato contro. Faccio inoltre notare che dalla pubblicazione dei nostri bilanci le entrate assegnate al nostro gruppo rispetto alle entrate dei radicali sono di un quarto più basse nonostante entrambi i gruppi abbiano due consiglieri. Sel che ha lo stesso numero di consiglieri nostro ha le nostre stesse risorse. Il gruppo della Destra ha duecentomila euro in più del gruppo della Federazione della sinistra, pur avendo lo stesso numero di consiglieri. Le voci dovrebbero essere fisse e uguali per tutti. Il punto sullo scandalo del Pdl è che i fondi dovrebbero riguardare esclusivamente le attività del gruppo. Sotto questo profilo c’è un elemento di illegalità nell’uso dei fondi da parte del Pdl.

Si può trarre un bilancio della campagna per il referendum contro i vitalizi?

Sabato mattina è la giornata di consegna della raccolta di firme sul referendum contro i vitalizi. La legge regionale approvata dalla Polverini ha esteso i vitalizi non solo ai consiglieri ma anche ai non eletti e agli assessori esterni nominati. Noi proponiamo un taglio dei vitalizi ai consiglieri.

Veniamo ai temi politici. Tutta questa teatralità ostentata al momento delle dimissioni, e alcune dichiarazioni provenienti dai centristi, fa pensare che Lazio-gate faccia parte di una manovra politica ben precisa.

C’è un malcostume evidentissimo dentro la Pdl che si è risolto con l’uso di veleni all’interno del gruppo. E’ il risultato di una guerra interna tra ex Pdl ed ex An. La Polverini è stata un po’ ad osservare ma quando le voci sono aumentate e si è scatenato il putiferio è dovuta intervenire. L’occasione poteva consentire alla Polverini di mettere in atto un controllo su tutto il centrodestra, coadiuvata da Storace. La manovra non gli è riuscita e quindi c’è stata l’implosione. Con una maggioranza inaffidabile e sputtanata ha fatto scattare l’equazione tutti ladri e “io sono la migliore”. A ben vedere la vicenda riguarda lo 0,3% delle risorse del bilancio. Il resto, 22 miliardi e passa, riguarda la Giunta regionale. E da lì non è uscita una parola. Ad un certo punto si è innescato un altro processo, che riguarda il cardinal Bagnasco da un lato e la Confindustria dall’altro che prendono le distanze. Ecco che Casini ha subito recepito il messaggio pronto ad innescare un processo di omogeneizzazione centrista. C’è qualcuno che sta lavorando ad un polo centrista. Sono preoccupato che il Pd possa trovare in questo un solco per un accordo politico.

Già, e ovviamente tutto questo ha una connessione con la piazza elettorale di Roma.

Il punto è la data per le nuove elezioni e il numero dei consiglieri, che potrebbe scendere a 40 con un listino di nominati. Stanno cercando di far fuori le aree non governabili cioè noi e gli ambientalisti. Roma non viene esclusa da questi movimenti. Tanto che si parla di incontri tra Pd Sel e Idv dai quali siamo stati esclusi nonostante la nostra partecipazione alla prima fase delle ventilate dimissioni del Consiglio regionale. E’ chiaro, c’è una cabina di regia che ragiona su tutte e due le tornate elettorali, Roma e Regione Lazio, e che sembra uscire addirittura dall’ambito regionale e arrivare fino alla politica nazionale.

Le dimissioni impossibili

Er Batman FederaleLo scandalo della Regione Lazio scoppiato irruentemente in questi giorni ci pone ancora una volta di fronte all’incapacità della destra di saper governare la cosa pubblica senza scadere in una spartizione famelica del “piatto”, senza dimostrarsi solo un insieme disomogeneo di individui che pensano più ai loro affari privati che all’amministrazione o, addirittura, al benessere dei cittadini.
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La protesta della classe lavoratrice

In un’Italia che le indagini ISTAT fotografano sempre più povera, in cui gli stipendi non crescono da un decennio mentre i prezzi al consumo lievitano senza pietà di mese in mese conducendo sempre più persone nella povertà si registrano due importantissimi aspetti.

L’industria italiana è in profonda crisi per una incapacità congenita dei capitalisti di saper “fare impresa” (termine caro ai tecnocrati liberali), ovvero di saper rivedere il modello di produzione e di gestione dell’azienda nei confronti di un mercato in rapida evoluzione: le uniche contromisure alla perdita di competitività delle aziende italiane sono stati in questi vent’anni la depressione degli stipendi e il taglio dei costi ma anche di ogni investimento che potesse modernizzare la struttura produttiva.
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Verso la democrazia bancaria

Se dovessimo sintetizzare in poche parole l’esito l’incontro fra Monti e la Merkel potremmo dire nulla di fatto.

Al di là delle classiche, ed oramai abusate, parole di elogio della cancelliera alle riforme italiane (riforme che per ora sono solo sulla carta visto che il Governo dei professori dei 169 provvedimenti attuativi previsti dai primi decreti è riuscito a farne adottare solo 34 e per ben 52 dei restanti 135 il tempo assegnato dal legislatore è ormai scaduto ) la situazione europea non si è smossa di una virgola: la Germania continua ad opporsi a qualsiasi soluzione in grado di intervenire per alleviare la speculazione finanziaria contro gli stati europei; esprime un fermo no alla licenza bancaria del nuovo fondo “salva stati” e a qualsiasi ingerenza della BCE nella finanza anteponendo il beneficio temporaneo del suo paese alla catastrofe immanente che sta coinvolgendo tutta l’Europa. Continua a leggere

Abolire lo stato sociale per abbassare le tasse

Con il decreto legge sulla spending review il Governo Monti prosegue lungo la strada, indicata in maniera sempre più ferma dall’establishment internazionale, di depauperazione dello stato sociale.

In nessun altro modo possono essere letti i nuovi tagli alla spesa pubblica che vanno a colpire in seguenza la sanità (con un cospicuo taglio dei posti letto negli ospedali), l’istruzione (aumento delle tasse universitarie) e ricerca.

Lo Stato Italiano pertanto continua ad autodistruggersi, a rinunciare alla salvaguardia culturale e fisica dei suoi cittadini per cedere questo onere ai privati che già si sfregano le mani consci del profitto che riusciranno a coglierne. Continua a leggere

20 manovre da 45 miliardi

Oltre alla riforma del lavoro in questa settimana il Parlamento italiano voterà anche l’adesione del nostro paese al Fiscal Compact.

Ancora una volta la partitocrazia centrista (PdL, PD e UdC) che sta soffocando la classe lavoratrice si impegna compatta ad un voto di fiducia per imbrigliare l’economia italiana in alcune regole che andiamo a riepilogare:

  • l’impegno ad avere un deficit strutturale che non deve superare lo 0,5% del PIL e, per i paesi il cui debito è inferiore al 60% del PIL, l’1%;
  • l’obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell’eccedenza in ciascuna annualità;
  • ogni stato deve garantire le correzioni automatiche quando non raggiunga gli obiettivi di bilancio concordati ed è obbligato ad agire con scadenze determinate;
  • le nuove regole devono essere inserite preferibilmente in norme di tipo costituzionale o comunque nella legislazione nazionale;
  • la Corte europea di giustizia verificherà che i paesi che hanno adottato il trattato l’abbiano trasposto nella legislazione nazionale;
  • il deficit pubblico, come previsto dal Patto di stabilità e crescita, dovrà essere mantenuto sempre al di sotto del 3% del PIL; in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche;
  • ci saranno almeno due vertici all’anno dei 17 leader dei paesi che adottano l’euro;
  • il trattato intergovernativo entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da almeno 12 dei paesi interessati.

Queste norme costringerebbero l’Italia a venti anni di manovre da 45 miliardi di euro l’una (la manovra di Monti di fine anno era di circa 30 miliardi) fatto salvo un non incremento del tasso di interesse dei nostri titoli di Stato.

Venti anni di manovre da 45 miliardi rappresenteranno dei tagli sostanziali, se non definitivi, a qualsiasi forma di welfare e ad una tassazione mortale per l’economia italiana oltre alla svendita di qualsiasi patrimonio pubblico a favore delle altre nazioni, prima fra tutte la Germania dove si è perpetrato l’ennesimo tradimento della socialdemocrazia (dopo i casi di Italia e Grecia).

Inoltre nel caso i prossimi governi non dovessero riuscire a spremerci abbastanza, per far rispettare i vincoli che ci stiamo imponendo da soli, verranno sicuramente ridotti stipendi e pensioni.

Ci stiamo intessendo da soli la corda per impiccarci! Dobbiamo fermare il Governo Monti e le sue politiche repressive! Dobbiamo dare all’Italia e all’Europa una svolta che vada contro i regali alle banche e il baratro della povertà per il resto della popolazione!

Quando la lotta porta risultati

Meglio aver combattuto e perso che non avere neanche combattuto e chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso ma è ancora meglio quando si lotta e si ottengono i risultati voluti.

Non è sempre certa la vittoria e non si può sperare in tempi certi per la risoluzione dei conflitti ma la strada è quella, è quella del conflitto di classe e non la concertazione perché si sono momenti in cui non ci si può fermare a contrattare, ci sono momenti storici in cui si deve lottare strenuamente affinché si ottengano delle vittorie piene.

E quando si vince, quando la lotta ottiene il risultato sperato allora non rimane che gioire, e Rifondazione Comunista non può che felicitarsi per i successi dei compagni di Trenitalia e della FIAT Pomigliano. Continua a leggere

Ospedale di Marino – Le menzogne svelate

MENZOGNE MENZOGNE MENZOGNE

La giunta Palozzi insieme al Presidente della Regione Lazio Polverini si erano impegnati per la riapertura del Pronto Soccorso di Marino; tale promessa era stata sbandierata in maniera propagandistica durante la campagna elettorale dell’anno scorso e utilizzata come veicolo di voti in maniera subdola da chi sapeva perfettamente che non poteva, sin da allora, essere mantenuta per i tagli che la Sanità nel Lazio è tenuta a fare per riequilibrare i suoi bilanci deficitari.

Ospedale MarinoOggi, dopo che più volte abbiamo cercato di riportare l’attenzione su questo tema, sembra stia arrivando il momento delle verità

A fine maggio i fondi destinati alla riapertura del Pronto Soccorso di Marino venivano destinati ad altre strutture da una decisione effettuata in maniera unilaterale dalla stessa Polverini

Il direttore generale dell’ASL H Cipolla nei giorni scorsi ha più volte espresso per l’ospedale di Marino la possibilità di trasformarsi in polo oncologico di eccellenza per i Castelli, possibilità che ad oggi non ha visto l’appoggio della stessa Polverini e che rischia di cadere nel vuoto!!

Veniamo in fine a scoprire che i reparti di maternità, ostetricia, ginecologia e pediatria infantile, reparti in cui sono nate intere generazioni di marinesi, verranno spostate in altre strutture e, a Marino, chiuderanno definitivamente.

Dove sono finite le promesse e gli impegni? Dove finirà quello che fino a qualche anno fa era uno fra i migliori ospedali della provincia di Roma?

Non vogliamo che il nostro ospedale cada in mani private, che si trasformi in una clinica privata a pagamento.

Riteniamo che la cittadinanza marinese meriti dal sindaco Palozzi una risposta.

Federazione della Sinistra di Marino

 

Ripartiamo dai lavoratori

9 giugno 2012Sabato 9 si è svolta l’assemblea in cui la FIOM ha chiamato le forze di centro-sinistra ad esprimersi su quello che può divenintare, con opportune integrazioni, il nucleo del nuovo programma di una sinistra che finalmente faccia valere i suoi valori anti-capitalistici e vicini al mondo dei lavoratori.

  1. Legge sulla rappresentanza sindacale. L’unità sindacale sarebbe una buona cosa,ma quando non c’è – come oggi – i lavoratori debbono avere il diritto di scegliersi il sindacato e soprattutto di votare accordi e contratti che poi loro saranno chiamati a rispettare. Il rischio, altrimenti, è che le aziende si scelgano o si facciano il loro sindacato finto.
  2. Cancellazione dell’art. 8. La «manovra d’agosto» di Berlusconi-Sacconi ha inserito una bomba a tempo nelle relazioni industriali, con questo articolo che consente agli accordi aziendali – firmati magari da sindacati di comodo – di andare «in deroga ai contratti e alle leggi». Anti-costituzionale, ma conservata da Monti.
  3. No a questa riforma del mercato del lavoro. L’art. 18 è stato svuotato completamente, togliendo la possibilità reale del reintegro (al contrario di quanto sostengono sia il Pd che Susanna Camusso). Va ripristinato nella sua forma originaria ed esteso, perché da questo dipende il diritto del singolo lavoratore di poter aprire bocca e di fare il delegato senza timori. Va ridotto drasticamente il lavoro precario; introdurre il principio che a parità di lavoro emansione ci deve essere parità di salario e diritti.
  4. Ammortizzatori sociali. Vanno estesi, non ridotti (come sta facendo il Parlamento); le risorse vanno trovate facendo pagare il contributo anche a quelle categorie economiche che oggi non hanno la cig. A questo si deve aggiungere il Reddito di cittadinanza, un principio europeo che il nostro paese non ha mai reso attivo, che può garantire il diritto allo studio e ridurre il ricatto sul salario. Continua a leggere

La stretta dei poteri forti

Il presidente del Consiglio Mario Monti ieri, durante la solita conferenza per rassicurare le banche, ha fatto due dichiarazioni molto importanti politicamente: in primo luogo ha affermato che il suo Governo non ha più l’appoggio dei poteri forti che anzi adesso lo avversano tramite Confindustria ed il Corriere della Sera, in seconda istanza  ha dichiarato che i momenti difficili della crisi per l’Italia non sono passati ma ancora tutti da affrontare.

Sul mancato sostegno a Monti dei poteri forti abbiamo una reazione quantomeno scettica, il Governo di “Super-Mario” è stato espresso e fortemente voluto proprio da quei poteri (Confindustria e il sistema bancario) di cui Monti è l’espressione più pura (per la carriera da lui sin qui condotta). Continua a leggere