Inquietanti dichiarazioni

Lo spread, l’indice che da un anno sta monopolizzando la discussione economico-politica dell’Europa, fra i titoli italiani e quelli tedeschi sta tornando ai livelli del Governo Berlusconi: nonostante le manovre e le controriforme di Monti, nonostante lo slittamento delle pensioni e l’annullamento dell’articolo 18, nonostante le tasse e i tagli allo stato sociale a cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi.

Come possa essere possibile questo, visto che fino a ieri ci era stato detto che con le “riforme” l’Italia avrebbe risolto i suoi problemi, è presto detto: ci fa la grazia lo stesso Monti di spiegarcelo dicendo che “è dovuto a una debolezza complessiva del sistema più che al singolo paese. L’Europa dovrebbe realmente accelerare gli sforzi per limitare il contagio“.

Sorpresa delle sorprese quello che Rifondazione Comunista va dicendo da mesi si scopre realtà e verità! Non esultiamo troppo però compagne e compagni perché se la conclusione può sembrare la stessa cambiano molto, e radicalmente, le soluzioni per uscire da questa crisi, crisi del capitalismo, prospettate da Monti e declamate in questi giorni dal suo “circolo Pickwick“.

Perché se Monti non si sbilancia continuando a prospettare un’unità europea di intenti non ben definita i suoi “colleghi” banchieri sono molto più espliciti e chiari nel delineare qual è la soluzione trovata dal capitalismo finanziario per salvarsi (salvare se stesso) dalla fine: la presa del potere e la fine (ovviamente soft) della democrazia!

Iniziamo da Ignazio Visco, direttore di Bankitalia, che nella sua prima conferenza stampa afferma che per far riprendere economicamente la nazione sono necessari tagli alla spesa e riduzione della pressione fiscale.
Riduzione delle tasse per chi? Questo non viene esplicitato ma possiamo essere sicuri che, come è avvenuto in questi anni, il maggior sgravio andrà alle fasce più elevate di reddito (per non far fuggire il capitale) e alle aziende, a noi solo le bricioline che pagheremo però in maniera salata.
Infatti il taglio delle spese si abbatterà sui soliti comparti vitali e fondamentali per un Paese come sanità, istruzione e spesa sociale: si creeranno ancora più poveri, uno strato sociale enorme su cui il capitalismo bancario potrà gettare le fondamenta di un suo nuovo sviluppo, sino alla prossima inevitabile crisi.

Prosegue la linea politica Draghi che proprio ieri, e non è un caso il proliferare a catena di queste dichiarazioni, estrae il coniglio dal cilindro e “propone” di modificare le finalità del fondo salva-statiper trovare un modo affinché sia possibile il ricorso per la ricapitalizzazione diretta delle banche trasformando così uno strumento che tutti i cittadini europei pagano (e che incrementa il debito pubblico di ogni singolo stato) in un assegno in bianco verso uno dei maggiori fautori della crisi.
Come oggi sta avvendo per la Spagna, dove il Governo destrorso scucirà 20 miliardi di euro, che si tramuteranno in nuovi tagli dello stato sociale, per salvare una banca, così dovrà avvenire automaticamente in tutta Europa: noi cittadini verremo inquadrati nel ruolo di vacche da mungere a cadenza periodica per alimentare il vertice affaristico, grasso e scriteriato.

Ma se questi sono i piani la democrazia permane come strumento pericoloso e controverso per questi affaristi perché rappresenta ancora, seppur in maniera ridotta, lo strumento di sollevazione popolare orizzantale ed accessibile: un modo immediato e forte per opporsi.
E allora ecco la proposta (affidata per motivi di opportunità ad un articolista del Sole24Ore ma sottointesa dal presidente della commissione europea Barroso) in cui si prospetta un “futuro della zona euro che passa da una cessione di sovranità dalla periferia al centro…. l’idea di una unione bancaria, che imporrebbe ai governi di assumersi in solido la responsabilità dei conti bancari e degli istituti di credito“; parliamo di una nostra responsabilità diretta sulle manovre speculative delle banche ma non attraverso una socialistizzazione di tali enti ma tramite (e qui sta il paradosso) di un governo delle banche su ogni nostra scelta di vita.

Questa crisi sta destabilizzando totalmente ogni conquista proveniente dal basso che nel corso del Novecento si è combattutta e vinta: Rifondazione Comunista ritiene che la soluzione a tale sistematica repressione (molto ben descritta dall’articolo di Mauro Vanetti che vi consigliamo di leggere) passi attraverso tre punti fondamentali, e non derogabili o trattabili in futuri programmi di governo del Paese:

 

Contribuisci con la tua opinione